Il phishing delle convocazione giudiziarie: l’ultima “evoluzione” delle email-truffa

Siete oggetto di diversi procedimenti giudiziari in vigore: pornografia infantile, pedofilia, esibizionismo, pornografia cibernetica” […] “Lei ha commesso il reato dopo essere stato preso di mira su internet (sito di annunci), la visione di video di natura pedopornografica e le foto/video di nudo di minori sono state registrate dalla nostra cybersicurezza informatica e costituiscono la prova dei suoi reati […] “La Legge 390-1 del codice di procedura penale del marzo 2007 aumenta le pene quando proposte sessuali, aggressioni o stupri possono essere stati commessi usando internet”.

Queste sono solo alcune delle frasi contenute nelle numerose “email truffa” che ultimamente sono state oggetto di segnalazioni da parte di utenti malcapitati. Il fenomeno del “phishing” si arricchisce quindi con finte “convocazioni giudiziarie”, inviate al solo scopo di ottenere informazioni e/o dati sensibili a cui, purtroppo, se non ignorate, possono far seguito richieste di pagamento in denaro, anche ingenti.

Di seguito un esempio di email-truffa ricevuta da un Cliente:

 

 

Le vittime più frequenti di queste truffe sono giovani e anziani che, spaventati e confusi dalle accuse ricevute (di solito, si viene additati come potenziali artefici di reati sessuali, spesso a danno di minori), decidono di rispondere a tali richieste, comunicando dati o provvedendo a pagare tempestivamente quanto intimato.

D’altro canto, la comunicazione, da una prima lettura, può sembrare veritiera: di solito, riporta  loghi e/o stemmi che apparentemente potrebbero essere riconducibili alle Autorità Competenti, cita Leggi specifiche, precisandone articoli e commi e, soprattutto, individua i presunti reati commessi con particolare attenzione alle sanzioni che, inevitabilmente, verrebbero irrogate qualora non ci si dimostrasse collaborativi alle richieste ivi rappresentate.

Come riconoscerle?

Innanzitutto, qualora l’utente fosse effettivamente indagato/imputato per qualsiasi tipo di reato (anche di siffatta deprecabile natura), gli eventuali avvisi da parte della Procura e/o delle Forze dell’Ordine (es. richiesta di rinvio a giudizio, avviso di conclusioni indagini preliminari, richiesta di elezioni di domicilio ecc.) verrebbero trasmessi all’interessato tramite notificazione (es. recezione alla residenza di atti tramite “busta verde”) e non con l’utilizzo della mera email ordinaria. Ciò a garanzia dell’effettiva recezione e della autenticità degli avvisi eventualmente ivi contenuti.

In ogni caso, la stessa comunicazione contiene, poi, di solito una serie di elementi-indice da cui poter ricavare facilmente la sua falsità: vi sono, infatti, numerosi errori ortografici e/o di sintassi che, in un avviso di siffatta natura, non vi sarebbero; e ancora, vengono citati reati fasulli o articoli di leggi o codici inesistenti; ma ancora, vengono utilizzate formule di stile (a titolo d’esempio “ora siete stati avvertiti”,“cordiali saluti”) che difficilmente verrebbero impiegate in atti ufficiali; spesso i registri stilistici si confondono, passando, con rapidità, da una frase all’altra, dal Tu al Lei al Voi in modo del tutto casuale; per non parlare, poi, dell’utilizzo di indirizzi email insoliti (es.“info@poliziapostale”,“poliziapostale01@”) con l’abuso di elementi alfanumerici e/o il richiamo ad organi delle Forze dell’Ordine imprecisi (tali considerazioni interessano tutti gli indirizzi email impiegati: sia quelli, quindi, da cui giunge la comunicazione sia quelli a cui far pervenire i dati richiesti); e ancora la mancata indicazione, nel corpo del testo, delle genericità/dati dell’interessato e/o delle circostanze fattuali (es. tempo e spazio) dei presunti crimini commessi.

Il nostro codice di procedura penale, infine, prevede tutta una serie di ulteriori garanzie a tutela proprio della particolare posizione rivestita dall’indagato/imputato nel procedimento penale: grazie a tali disposizioni, eventuali richieste di informazioni e/o integrazione di documentazione, avverrebbero tramite il supporto di un Legale o quantomeno con l’avviso dell’opportunità/necessità di nominarne uno. Ciò a garanzia proprio del diritto di difesa dell’eventuale soggetto sottoposto alle indagini e/o verso il quale è stata già esercitata l’azione penale.

Come comportarsi?

Qualora si ricevano email sospette, una lettura sommaria della comunicazione allegata, con la ricerca di tutti quegli elementi insoliti come poc’anzi esposti, può aiutare, in prima battuta, a vagliarne l’autenticità. Anche la semplice ricerca sul web dell’indirizzo email del mittente può ulteriormente agevolare tale verifica.

Una volta verificata la falsità dell’atto ricevuto, il consiglio è quello di ignorare la comunicazione, non condividendo assolutamente le informazioni richieste. Di solito, infatti, a tali tipologie di email viene chiesto di rispondere, allegando dati sensibili e/o coordinate bancarie che, successivamente, trattandosi di false comunicazioni, verranno utilizzati da terzi con intenti truffaldini.

Un ulteriore passaggio potrebbe essere quello di effettuare una segnalazione alla polizia postale in modo che le Autorità possano prendere provvedimenti in tal senso a tutela di tutta la collettività.

In caso perdurassero dubbi sulla natura della comunicazione ricevuta e comunque per assistenza qualora si fosse dato seguito alle richieste ivi contenute, si consiglia di rivolgersi ad un Legale che saprà consigliare all’interessato la strada difensiva più opportuna al singolo caso.

Avv. Eleonora Selmi          Avv. Giovanni Giorgetti   

avvocato@lexetica.it

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